LA TERRA DI SERGIO RUBINI VISTA DA DARIO BAREZZI


Eccoci al secondo appuntamento con le recensioni dell'amico Dario Barezzi.
Stavolta si tratta de La Terra di Sergio Rubini (articolo già pubblicato su "Eco Ideare"):

La prima volta lo guardi con curiosità. La seconda per rivedere la scelta straordinaria degli attori, Bentivoglio in testa. La terza… per nostalgia. Si, nostalgia di una terra non tua, ma che nel film è di tutti. Protagonisti e spettatori. In questo Salento, a Mesagne per esser precisi, si svolge la vicenda del ritorno nella sua terra, di Luigi (Fabrizio Bentivoglio) da una Milano che si fa presto dimenticare.

Nella splendida fotografia di Fabio Cianchetti, bergamasco del ’52, che tra i suoi collaboratori ha scelto Salvatore Anversa operatore di macchina, messinese del ’63, amiamo piano piano, fotogramma dopo fotogramma, una terra ricchissima di contrasti così come ci apparirebbe dal vivo. I colori forti, il sole a picco, i tramonti cercati a lungo, le notti strapaesane che rendono molto suggestiva l’architettura antica dei luoghi.

L’incrocio è magico: Cianchetti scende al nord e diventa gli occhi di Rubini, che al sud appartiene sino al midollo. Nato a Grumo Appula, a pochi chilometri da Bari, il regista trasferisce il suo dna tra i fotogrammi di questo film con rara sapienza e delicatezza. Una storia appassionante, intrisa di misteri, come i luoghi in cui si svolge. Per chi è stato almeno una volta in quelle terre, è facile associare le splendide vedute al profumo dei fiori, delle piante d’ulivo, del mare… Girato in diversi luoghi del Salento, come Francavilla Fontana, Ceglie Messapica, Nardò e Gravina di Puglia (una scena pure alla stazione di San Vito dei Normanni), questo thriller del sud deve la sua riuscita innanzitutto agli sfondi scelti dal regista, sui quali si muovono i suoi attori tutti sempre perfettamente in parte. Lo stesso Rubini si è disegnato una parte da cattivo (forse il più cattivo che abbia mai interpretato). Sfondi e attori che sono un piacere per gli occhi, per le orecchie, per il cuore. Un regalo per tutti noi appassionati di Cinema. E il cibo è uno degli altri comprimari, oltre a Emilio Solfrizzi, Paolo Briguglia, Massimo Venturiello, Daniela Mazzacane, Laura di Rauso.
Si, quel cibo tanto agognato da chi, una volta visitata la Puglia, non può dimenticarne i sapori, la freschezza, e perché no, i colori! “La terra” potrebbe essere scambiato per l’ambasciatore (in celluloide) della filosofia di una regione che vive nell’era moderna adagiandosi su tradizioni millenarie e ancora intonse. La prova tangibile è la scena ambientata durante la processione religiosa dei Santissimi Misteri di Francavilla Fontana.
Una volta tanto un film ambientato con saggezza nel profondo, antichissimo, modernissimo sud. Un film del 2006, con un Globo e un Ciak d’oro ben meritati… Un viaggio piacevole e istruttivo per vivere una parte d’Italia che scorre sotto la storia con grande fluidità. “La terra” tocca molti argomenti cari a tutti quelli che guardano i rapporti umani, soprattutto verso i più deboli, con grande sensibilità. Gli intrecci sono molteplici, e qui manca del tutto lo spazio per metterli in fila in un racconto.
Dello sviluppo narrativo dei film non si deve svelare nulla, ma un auto-concessione sul finale è doverosa: Rubini gira l’ultima inquadratura, prima della scena finale sul treno che riporta Bentivoglio e la sua compagna Claudia Gerini a Milano,  sul tetto della masseria in cui è in gran parte ambientato il film. Lo sguardo è verso il tramonto, un semplice tramonto, come in Puglia sanno aspettare. E’ un addio, ma è anche un segno di ostinata speranza, nel credere che un nuovo giorno arriverà e tutto potrà ricominciare.
Grazie Rubini…

Commenti

Post popolari in questo blog

LA CASSIERA SENZA SEDIA

LA DOCU-FICTION "IO RICORDO PIAZZA FONTANA": UN PROGETTO RAI NATO (FORSE...) DA UNA MIA IDEA...